Ciò che resta del COVID  – (LA SINDROME LONG-COVID)

La pandemia da COVID ha avuto e continua ad avere conseguenze drammatiche su tutta la popolazione. Tutti ne sono stati in qualche modo colpiti e per molti ha rappresentato una vera e propria sfida anche sul piano psicologico.

Per molti il COVID ha lasciato conseguenze a lungo termine: l’infezione continua ad essere presente nella loro vita dando origine a quella che è stata denominata come la “sindrome Long-COVID”.

Nonostante l’isolamento sia terminato, nelle persone è facile riscontrare sintomi persistenti come il timore di lasciare la propria casa uscendo, per paura di esporsi a possibili minacce, manifestazione del fenomeno della “sindrome della capanna” di cui si è sentito parlare nei mesi di conclusione della prima ondata pandemica.

Diverse ricerche mondiali pubblicate su importanti riviste scientifiche, evidenziano due dati:

1. Il Coronavirus colpisce la salute fisica di chi la contrae ma porta con sé una serie di conseguenze psicologiche come la paura e il senso di solitudine e di abbandono durante il periodo di isolamento in casa o durante il ricovero in ospedale.

2. una volta superata la fase critica di malattia permangono sintomi legati al virus ma anche al disagio psicologico che si manifestano anche successivamente e che condizionano la qualità di vita dei pazienti che hanno contratto il virus. Stanchezza, debolezza, fiato corto, affanno, alterazioni dell’umoreansia, depressione, cefalea, disturbi del sonno, disturbi cognitivi (perdita della memori, dell’attenzione, pensieri invasivi…).

Questo quadro sintomatologico identifica la sindrome “Post-COVID” o “Long-COVID”. Tale condizione è riconducibile ad un’esperienza traumatica e, come tale, occorre tempo affinché chi la manifesta, riesca a percepire di nuovo un senso di equilibrio.

Per noi psicologi diventa quindi importante riconoscere ed effettuare una corretta diagnosi differenziale per poter rispondere adeguatamente alla richiesta di aiuto che ci viene rivolta.

Inoltre, nonostante la presenza di un vaccino contro il COVID, in parte sperimentiamo ancora un senso di incertezza circa il nostro futuro e non siamo ancora sicuri di aver definitivamente sconfitto il nemico.

Provare un senso di smarrimento dopo un’esperienza così forte è normale, ma se la difficoltà continua occorre riflettere per trovare il modo migliore per gestirla.

L’isolamento sociale, la reclusione, e l’incertezza sono un grosso peso per la nostra mente e preoccuparsene in maniera eccessiva non farà altro che aumentare il grado di malessere.  Concentrarci però su ciò che è in nostro potere fare per cercare di stare meglio può far cambiare enormemente il nostro benessere psicologico.

Per questo fondamentale per la nostra salute psicologica è la capacità di affrontare le proprie emozioni.

Il primo passo è quello di riconoscere quali sono le emozioni che proviamo, aprendoci alla possibilità di sperimentare anche emozioni poco piacevoli.

Una volta riconosciute, diciamoci che è del tutto normale provarle, in quanto fanno parte della natura umana.

Capire come agiremmo se lasciassimo che queste emozioni prendessero il controllo su di noi e come invece vorremmo agire in modo protettivo e costruttivo, ci permette di comportarci al meglio per gestire la situazione di disagio.

Tante energie vengono perse nel tentativo, quasi sempre fallimentare, di scacciarle dalla nostra testa, mentre comprenderle fa la differenza nel raggiungere obiettivi concreti e pratici nella vita di tutti i giorni.

 “Se volete cambiare il mondo cominciate a rifarvi il letto” con questa frase William McRaven, ammiraglio della Marina Militare statunitense ci ricorda l’importanza di fare piccole cose ogni giorno.

Porsi piccoli obiettivi quotidiani può essere un buon modo per sperimentare un certo grado di controllo sulle nostre vite e sarà un’occasione per organizzare in modo pratico le nostre giornate. Soprattutto a inizio giornata, domandiamoci quali siano le nostre priorità.

Inutile pretendere di riuscire a fare tante cose tutte insieme, meglio porsi obiettivi chiari, concreti, realistici, ovvero plausibilmente raggiungibili. Porsi obiettivi del tutto irrealistici ci esporrà al rischio di fallire e di conseguenza stare male e sperimentare un senso di fallimento.

Utile anche tenere traccia dei progressi raggiunti. Questo ci aiuterà ad andare avanti nei momenti di difficoltà. Meglio guardare a ciò che siamo riusciti a fare, domandandoci come migliorare ancora, piuttosto che colpevolizzarsi per gli obiettivi mancati.

Un altro modo per stare meglio è dedicare del tempo ad attività che ci fanno stare bene, come per esempio: fare sport, leggere un libro, cucinare, dipingere…

Potrà sembrare banale, ma la nostra mente ha bisogno di immergersi in attività piacevoli, per staccarsi dalla realtà complicata che ci circonda e recuperare le energie necessarie per affrontarla.

Non pensiate che dedicare tempo a prendervi cura di voi stessi sia una mera forma di egoismo o di perdita di tempo che distoglie dai propri doveri. Piuttosto, si tratta un modo efficace per recuperare le energie che ci servono per essere ancora più capaci a rispondere alle sfide di tutti i giorni.

Infine non è sempre facile riuscire ad adattarsi in modo flessibile alle condizioni di vita a cui siamo esposti. Un segnale importante di buon spirito di adattamento è la capacità di riconoscere quando siamo in grado di farcela da soli e quando invece abbiamo bisogno di aiuto.

Come fare a sapere quando arriva quel momento? A volte può essere difficile, ma è proprio quando si ha la l’impressione di non essere più in grado di gestire la propria vita che bisogna fermarsi, fare un passo indietro e decidere di chiedere aiuto, rivolgendosi ad un consulto professionale.